Un bambino canta al fratellino neonato e gli chiede: "Non siamo mica tutti diversi?"
Dic 02, 2021
Probabilmente nessuno è mai riuscito a fare una versione della canzone di Dan + Shay e Justin Bieber "10.000 Hours" tanto tenera quanto quella del piccolo Rayce. Questo giovanissimo cantante di 6 anni originario dell'Arkansas ha usato la famosa canzone per far calmare il proprio fratellino Tripp, il quale è nato con la sindrome di Down. L'affettuosa mamma, Nicole Powell, ha ripreso la toccante scena con il proprio cellulare e l'ha caricata su Facebook nel gennaio del 2020. Il filmato ha fatto rapidamente il giro dell'intera rete.
Secondo Good Morning America, Tripp aveva solo sei settimane quando il video è stato girato ed era appena ritornato dal reparto di terapia intensiva neonatale. Durante la sua permanenza in ospedale, la famiglia lo riempiva continuamente d'amore e Rayce, che andava a trovare Tripp ogni giorno dopo scuola, gli raccontava sempre ciò che aveva fatto. Stando alle parole di Powell, tra i due bimbi fin dal primo giorno c'è stato un forte legame.
"Sin dal primissimo momento in cui (Tripp) è nato, Rayce era tipo: 'Passami il bambino'", ha dichiarato la donna a GMA. "Ogni giorno, dopo scuola, non faceva altro che parlare con Tripp, raccontando al bambino tutta la sua giornata."
Ogni volta che veniva trasmessa la famosa hit, Rayce diceva a Tripp che quella canzone era per lui. Il toccante testo, che parla di voler dedicare 10.000 ore a conoscere il cuore della persona amata, si adatta alla perfezione al rapporto speciale tra Rayce e Tripp: un rapporto che sicuramente andrà avanti anche in età adulta.
Così, quando Powell ha ripreso con un video Rayce mentre cantava la canzone, sapeva che doveva pubblicare le immagini online e condividerle per sensibilizzare le persone sulla sindrome di Down. Oltre a fare il video, Powell si sta impegnando per abbattere lo stigma della sindrome di Down.
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Nel post su Facebook , Powell ricorda che l'amore non ha a che fare con il numero di cromosomi:
"L'amore non ha a che fare con il numero di cromosomi o, come dice Rayce: 'Non siamo mica tutti diversi?'"
Powell ammette di aver avuto paura quando ha saputo della diagnosi durante la gravidanza di Tripp. Tuttavia, ha detto che tutti i suoi dubbi sono scomparsi completamente quando Tripp è nato e lo ha sentito piangere per la prima volta. In una condivisione del post originale del 30 dicembre 2020, Powell ha esortato le future mamme a "non avere paura" se al proprio bambino viene diagnosticata la sindrome di Down:
"A ogni mamma in dolce attesa che riceve la notizia che il proprio nascituro ha la sindrome di Down: Non abbiate paura come l'ho avuta io", ha scritto. "Quel bambino vi dimostrerà in tanti modi di essere un dono per la vostra famiglia e vi prometto che i suoi fratellini lo ameranno più di ogni altra cosa al mondo!"
Il giorno del compleanno di Tripp a novembre dello scorso anno, Powell è andata su Facebook per parlare della nascita del proprio figlio più piccolo. Da quanto si è appreso, Tripp ha avuto difficoltà a venire al mondo. Come spiega nel suo post, la signora Powell si stava recando a una visita medica di routine e presentava una significativa ritardazione della gravidanza. La donna ha menzionato di aver già avuto problemi con il parto di uno dei suoi altri figli, ma che tutto sembrava a posto con la sua ultima gravidanza. Ma poi, durante la visita, il medico ha notato qualcosa e la sua reazione l'ha fatta preoccupare. Dopo pochi secondi, la signora Powell ha appreso che le sue paure erano giustificate, poiché il dottore aveva una notizia spiacevole e urgente.
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"Mi ha detto: 'Torno subito, mi faccia andare a prendere qualcosa.' È andato fuori e io ho guardato immediatamente JJ per dirgli che c'era qualcosa che non andava. Me lo sentivo. È tornato dentro con l'infermiera e ha controllato di nuovo. Entrambi si sono guardati e poi hanno guardato me. Ricordo che mi è venuto immediatamente un groppo in gola. Mi ha detto: 'Dobbiamo subito andare in sala parto e far uscire questo piccolino con un taglio cesareo'", ha raccontato dalla signora Powell.
La frequenza cardiaca del bambino era pericolosamente bassa, il che significava che il piccolo Tripp doveva "uscire subito." Nicole Powell ha ammesso che l'esperienza è stata terrificante. "Ricordo che sentivo ancora Tripp scalciare e non mi importava più se avesse la sindrome di Down: volevo solo che vivesse", ha scritto. Per fortuna, il piccolo Tripp ce l'ha fatta.
"Ricordo di aver detto: 'Ma sta bene?' E appena l'ho detto, alle 10:55, ho sentito il pianto più dolce, più puro e più lieve che avessi mai sentito. Non ho mai pianto con nessuno dei miei bambini (e amo da morire tutti i miei bambini), eppure il suo pianto era come un suono che avevo bisogno di sentire da così tanto tempo per sapere che tutto sarebbe andato bene", continua la donna.
La sindrome di Down è una delle aberrazioni cromosomiche più comuni al mondo. Secondo uno studio olandese del 2010, condotto dal dipartimento di pediatria, si stima che ogni anno nel mondo 1 bambino su 1.000 nasca con la sindrome di Down. Negli Stati Uniti, la National Down Syndrome Society (NDSS) afferma che, secondo i Centers for Disease Control and Prevention, ogni anno 1 bambino su 700 nasca con la sindrome di Down.
La causa esatta di questa malattia genetica rimane ancora sconosciuta. Stando all'attuale letteratura scientifica, la sindrome di Down non è una malattia ereditaria. Quasi tutti i bambini con la sindrome di Down nascono da genitori che non presentano anomalie cromosomiche di numero; infatti, solo nell'1% dei casi osservati la sindrome è stata trasmessa da un genitore.
Gli scienziati possono dire con certezza che l'età della mamma incide sulle probabilità che un bambino nasca con la sindrome di Down. Secondo la NDSS, una donna di 35 anni ha circa 1 probabilità su 350 di dare alla luce un bambino con la sindrome di Down, anche se le probabilità aumentano con l'aumentare dell'età della donna. All'età di 40 anni si stima che vi sia 1 probabilità su 100 di avere un bambino con la sindrome di Down. All'età di 49 anni, in linea teorica si stima che vi sia 1 probabilità su 10. Dato che un numero crescente di coppie sceglie di fare figli in età avanzata, anche i casi di sindrome di Down sono aumentati negli ultimi anni; di conseguenza, esiste un numero crescente di test di screening indolori che si possono effettuare durante la gravidanza.
Anche se la sindrome di Down oggi non ha alcuna cura, non è un problema insormontabile. In confronto ai bambini sani, i bambini nati con questa sindrome presentano ritardi nello sviluppo fisico e mentale. Ciò nonostante, ogni bambino e caso di sindrome di Down è diverso, il che implica che vi è un vasto spettro di possibili sintomi e fasi di sviluppo. Educare e prendersi cura dei bambini nati con la "trisomia 21", di solito è molto più impegnativo; ma è possibile e ne vale la pena. Negli Stati Uniti, il 40% degli studenti delle superiori con la sindrome di Down riesce a diplomarsi o ad andare al college. Molti riescono a mantenere un lavoro stabile e a vivere da soli, anche se la maggior parte ha ancora bisogno di aiuto per gestire le proprie finanze.
Anche tu, come noi, trovi che la scena tra Tripp e Rayce sia dolcissima? Scrivici i tuoi pensieri e non dimenticare di condividere questa storia con i tuoi amici e i tuoi parenti!